L’energia è un bene prezioso e mai come oggi si parla di autoproduzione di energia elettrica.
In questi ultimi anni, infatti, le risorse e l’utilizzo dell’energia sono state al centro del dibattito pubblico e politico e hanno anche assunto la massima importanza nei campi delle tecnologie.
Anche in edilizia, se qualche decennio fa il focus era realizzare costruzioni in modo funzionale per la persona e sempre più accessibile in termini di costi, oggi questi obiettivi sono ancora presenti, ma l’accento è posto anche sulla tutela dell’ambiente.
Per questo motivo si fa un gran parlare di energia rinnovabile. Ma quando si pensa alle energie rinnovabili, cosa viene in mente? Turbine eoliche imponenti, visibili a chilometri di distanza? O a file e file di pannelli solari che si estendono a perdita d’occhio?
L’energia rinnovabile è certamente in piena espansione e, come si può immaginare, gran parte dell’energia a basse emissioni di carbonio è prodotta da impianti eolici e solari.
Ma non è necessario farlo per forza esclusivamente su scala così grande. È assolutamente possibile generare la propria energia da fonti rinnovabili a casa propria. Ecco cosa c’è da sapere…
Cosa dice la legge sull’autoproduzione di energia elettrica?
L’autoproduzione di energia elettrica in Italia è oggi possibile, anche se forse dovrebbe essere maggiormente incoraggiata dalle misure politiche.
Questa possibilità è stata data inizialmente dal Decreto Bersani che ha liberalizzato il mercato dell’energia elettrica e del gas.
Non solo. Diversi anni fa, l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) ha previsto il cosiddetto Conto Energia per riconoscere un incentivo monetario per ogni kWh elettrico prodotto dall’impianto fotovoltaico. Sia che fosse immesso in rete, sia per l’auto-consumo.
Dopodiché si è avuto il meccanismo del Ritiro Dedicato da parte del GSE, la società che gestisce i servizi energetici, partecipata dal Ministero dell’economia e delle Finanze.
In definitiva, il GSE acquista e ritira tutta l’energia elettrica immessa in rete dall’impianto di autoproduzione alimentato dalle rinnovabili.
Dal 2009, fu poi introdotto il nuovo regime di Scambio sul Posto, applicabile agli impianti di potenza fino a 200 kW che utilizzano fonti rinnovabili e che consente di immettere in rete l’energia prodotta, ma non immediatamente consumata.
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Come realizzare l’autoproduzione di energia elettrica?
Per autoprodurre energia elettrica in casa, ci sono diverse soluzioni pratiche che possono essere valutate. Ognuna di queste presenta vantaggi e svantaggi, spesso legati all’investimento iniziale da sostenere.
Di seguito vediamo le principali modalità per produrre energia elettrica in casa.
Autoprodurre energia con i pannelli fotovoltaici
Fin dalla sua concezione, nel secolo scorso, l’energia solare è diventata subito l’emblema dell’energia “pulita” o, per meglio dire, rinnovabile. Cosa c’è, infatti, di più libero e disponibile della luce del sole? I pannelli solari, inoltre, non producono gas inquinanti, non bruciano combustibili e possono essere installati praticamente ovunque.
La realtà, come sempre accade, non è così semplice e anche per quanto riguarda l’energia solare è necessario studiare attentamente la situazione concreta per realizzare impianti che siano efficienti e con un reale basso impatto ambientale.
I pannelli solari, infatti, non sempre, come si potrebbe pensare in prima battuta, hanno un impatto ambientale nullo. Il problema, nel loro caso, è il cosiddetto “consumo di suolo”, ovvero il fenomeno per cui le grandi superfici necessarie per ottenere importanti quantità di energia, se ottenute coprendo il suolo, sottraggono spazi alla produzione agricola e compromettono lo sviluppo dell’ecosistema locale. Su un terreno perennemente all’ombra di grandi pannelli solari non crescono ortaggi e di conseguenza gli effetti sull’ambiente possono essere gravi, a seconda dei casi.
Una delle soluzioni più pratiche è l’installazione di pannelli solari sui tetti degli edifici, in modo che il consumo del terreno sia nullo, o meglio sia pari a quello già occupato dall’edificio stesso.
Sfruttare il vento per autoprodurre energia
Le turbine eoliche funzionano grazie alla forza del vento che, quando soffia, fa girare le pale azionando la turbina che genera elettricità. Più il vento è veloce, più energia viene prodotta.
Per questo motivo l’energia eolica domestica probabilmente non è adatta se si vive in un’area edificata. Ma se la casa si trova in un luogo esposto o isolato, potrebbe portarvi grandi vantaggi.
Proprio come l’energia solare, l’energia eolica riduce l’impronta di carbonio. Una tipica turbina eolica domestica può far risparmiare circa 3 tonnellate di anidride carbonica all’anno e può anche ridurre le bollette energetiche.
Certo, bisognerà pagare l’installazione iniziale e i costi dipendono dalle dimensioni della turbina e dalla sua ubicazione. In linea generale si tratta di investimenti che si aggirano intorno alle 20.000 e 30.000 euro. Non è quindi un sistema economico.
Autoproduzione di energia elettrico con un sistema a biogas
Un altro modo per realizzare un sistema di autoproduzione di energia elettrica è rappresentato dall’installazione di un impianto a biogas.
Questo può sia alleviare l’impatto ambientale di un complesso di edifici, sia diminuire i costi di gestione.
Il biogas è un gas naturale costituito principalmente da metano e anidride carbonica, risultato dalla fermentazione anaerobica di biomasse di varia origine.
Ma cosa sono le biomasse? A questo risponde la legge, con il Decreto Legislativo 387/03 che definisce le biomasse come “la parte biodegradabile dei prodotti residui provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze animali e vegetali) e dalla silvicoltura e da industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani”.
Autoprodurre energia elettrica sfruttando l’energia da biomassa non è quindi un sistema senza impatto ambientale in senso assoluto, poiché in ogni caso immette in atmosfera almeno i prodotti della combustione.
La convenienza ambientale ed economica di un sistema a biogas sta quindi proprio nella materia prima che viene utilizzata.
Vedendo la situazione nel suo complesso ci si potrebbe chiedere se è meglio pagare per smaltire i rifiuti organici in modo convenzionale e poi inquinare acquistando combustibile fossile? Oppure utilizzare gli stessi rifiuti per produrre energia attraverso il biogas?