La riduzione degli sprechi energetici e la riqualificazione edilizia sono temi che vanno di pari passo e, finalmente, sono diventati prioritari anche in Italia.
Questo, anche per rispettare gli impegni presi con l’Unione Europa: raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Obiettivo ambizioso che ha come step iniziale la riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030.
La strategia definita dall’UE prevede la decarbonizzazione del patrimonio edilizio, riqualificando 35 milioni di edifici in Europa in 10 anni.
Per questo motivo, anche nel Belpaese si punta alla riqualificazione degli edifici. Per diminuire i consumi energetici delle abitazioni, cappotto termico e risparmio energetico vanno ormai a braccetto.
Il cappotto termico, infatti, è uno tra gli strumenti migliori per l’efficienza energetica degli edifici, assicurando confort abitativo e risparmi in bolletta. È spesso menzionato tra gli interventi trainanti del Superbonus 110% e questo gran parlare fa sì che sorgano diverse domande: cos’è il cappotto termico, come funziona ma, soprattutto, che tipo di risparmio energetico genera?
Scopriamolo subito.
Cos’è e come funziona il cappotto termico per il risparmio energetico
Il cappotto termico è un sistema di isolamento termico dell’edificio che garantisce la coibentazione, isolando dal freddo e dal caldo, e quindi ottimizza le prestazioni energetiche dell’immobile.
Isolare e proteggere la casa dal freddo e dal caldo si traduce in un maggior confort abitativo e in una riduzione dei consumi e, quindi, degli importi in bolletta. Inoltre consente all’immobile di migliorare la propria classe energetica, acquisendo più valore sul mercato.
Risolve anche il problema dei ponti termici, punti di casa in cui si formano condensa e muffe e contribuisce all’isolamento acustico. Inoltre i sistemi moderni di cappotto termico sono garantiti nel tempo per almeno 25 anni e non vincolano i progettisti nelle scelte di rivestimento.
Cappotto termico esterno ed interno
Il cappotto termico esterno è un sistema di isolamento dell’edificio composto da più parti. Non è un blocco unico, ma prevede diversi pannelli di materiale isolante, il collante, i tasselli per ancoraggio, l’intonaco di fondo, lo strato di rinforzo, i materiali di finitura e altri accessori.
Quindi è un kit da applicare alle facciate degli edifici che, per rispettare i dettami europei, deve avere la marcatura della guida ETAG 004 (European Technical Approval Guideline).
In Italia il consorzio per la cultura del Sistema a Cappotto di qualità CORTEXA fa da interlocutore con le istituzioni europee e ha realizzato il manuale italiano per la posa del cappotto termico esterno. E due norme UNI sono dedicate a questo: la UNI/TR 11715:2018 che richiede l’uso di materiali certificati per la progettazione e posa in opera e la UNI 11716:2018 che invece certifica le competenze dei posatori.
Il cappotto termico interno, invece, è realizzato quando vincoli architettonici o condominiali non permettono di intervenire esternamente. Migliora l’isolamento termico, elimina i fenomeni di condensa superficiale ed è più rapido da installare. Inoltre può essere realizzato in polistirene, sughero o canapa il moderno aerogel.
Tuttavia, questa soluzione riduce il volume degli ambienti interni e bisognerà sempre fare attenzione in caso di lavori successivi sulle pareti interessate.
Sistemi a cappotto e Superbonus
Parlare di cappotto termico e risparmio energetico tira subito in ballo il tanto citato Superbonus 110%, previsto dal Decreto Rilancio del luglio 2020.
Si tratta di una maxi detrazione per gli interventi di efficientamento energetico, antisismici, di installazione di impianti fotovoltaici o di colonne per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici.
La Legge di Bilancio 2022 ha prorogato la scadenza del Superbonus, compreso sconto in fattura e cessione del credito, con tempistiche e percentuali diverse:
- Edifici condominiali: detrazione del 110% fino al 31/12/23; del 70% per le spese sostenute nel 2024 e 65% per quelle sostenute nel 2025;
- Unità unifamiliari o indipendenti: fino al 31/12/22 purché al 30 giugno sia stato realizzato almeno il 30% dei lavori.
Perché il cappotto termico possa rientrare negli interventi ammessi alla detrazione, deve avere un’incidenza superiore al 25% della superficie disperdente lorda dell’edificio o dell’unità immobiliare con ingresso indipendente. Inoltre deve garantire il miglioramento di due classi energetiche dell’intero edificio.
La realizzazione di un cappotto termico all’interno di una singola unità abitativa, facente parte di un condominio, non può beneficiare della detrazione del 110%, perché non rispetta i due requisiti essenziali (coinvolgere almeno il 25% della superficie complessiva dell’edificio e garantire il miglioramento di due classi energetiche). Tale intervento beneficia invece delle detrazioni del 50% e 65% per le ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche degli immobili esistenti.
Cappotto termico e risparmio energetico
Le ridotte emissioni di CO2 è solo uno dei benefici dei sistemi termici a cappotto. Un altro è il risparmio energetico. Che riguarda sia i costi per riscaldare l’immobile sia quelli per raffrescarlo.
Sulla bolletta del gas circa l’80% riguarda il consumo per scaldare casa, mentre il restante 20% per altri usi, come cucinare.
Avere una casa coibentata e che non disperde calore permette di risparmiare il 40% sul consumo di gas.
Nei mesi estivi, invece, si stima che si possa avere un risparmio del 50% del consumo elettrico dei condizionatori.
Su queste stime influisce anche lo spessore dell’isolamento usato: 10 cm di isolamento proteggeranno meglio di 4 cm. Tuttavia, se si rispettano le linee guida europee e le norme italiane per la certificazione e la qualità del cappotto termico, il risparmio energetico è garantito.
Se a questo si aggiungono gli incentivi e le detrazioni fiscali previsti dal Superbonus 110%, si capisce come questa sia un’occasione da prendere al volo e non solo per risparmiare in bolletta facendo interventi a costo zero.
Anche perché una maggiore efficienza energetica delle abitazioni riduce la materia prima, spesso non green, che viene da altri Paesi europei e consente all’Italia di essere un po’ più indipendente. Questa indipendenza dà più sicurezza negli approvvigionamenti e permette di fronteggiare situazioni spiacevoli come il caro energia in Italia.