Per chiunque si chieda: “posso produrre e vendere energia elettrica?” La risposta è si!
È così dai tempi del Decreto Bersani per la liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica e del gas. Produrre energia, a grandi o piccole potenze, è possibile grazie a diverse modalità.
Naturalmente, sia per gli utenti privati che per le aziende, è consigliabile scegliere di adottare fonti rinnovabili.
All’epoca della transizione energetica sembrerebbe essere la scelta più indicata. Anche perché in Italia si può usufruire di incentivi e bonus quando si sfruttano tali fonti di energia. Sempre a partire dal Decreto Bersani, nel Bel Paese si è iniziato a parlare di Certificati Verdi.
Così, produttori e importatori di energia elettrica da fonti non rinnovabili, hanno avuto l’obbligo di immettere nella rete una percentuale annua di energia rinnovabile. Il 2% della parte eccedente i 100 GWh.
Quindi, i Certificati Verdi, si sono rivelati molto importanti per chi non avesse avuto la possibilità di sottostare a questa norma.
Si tratta di titoli negoziabili, riconosciuti e rilasciati dal Gestore dei Servizi Elettrici (GSE) ai produttori di energia elettrica. I quali certificano che una certa quantità di energia è stata prodotta da energia rinnovabile. Sole, vento, fonti idriche, fonti geotermiche, maree, moto ondoso, prodotti vegetali e rifiuti organici e inorganici.
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Produrre e vendere energia elettrica per AEEG e GSE
Un’ulteriore opzione, introdotta con la delibera 1/09 dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG), è la Tariffa Onnicomprensiva. In sostituzione dei Certificati Verdi e solo per impianti di potenza elettrica nominale non superiore a 1 MW.
Questa Tariffa ha consentito un beneficio monetario, differenziato in base alla fonte e concesso per l’energia elettrica netta immessa in rete. La Tariffa Onnicomprensiva fu estesa a tutte le fonti rinnovabili, ad eccezione dell’energia solare, per una durata di 15 anni.
L’incentivo alla produzione di energia rinnovabile solare, invece, era stato inglobato dal Conto Energia.
Il GSE iniziava a riconoscere, attraverso questo incentivo, una tariffa per ogni kWh elettrico prodotto dall’impianto fotovoltaico. Sia che fosse immesso in rete, sia per l’auto-consumo.
Poi, dal primo gennaio 2008, in molti hanno iniziato a divulgare la notizia, entusiasti.
“Posso produrre e vendere energia elettrica!” Perché era stato attivo il meccanismo del Ritiro Dedicato.
Una forma semplificata di vendita di elettricità alla rete. Il GSE acquista, quindi ritira, tutta l’energia elettrica immessa in rete dall’impianto alimentato grazie alle rinnovabili.
Il GSE, dunque, corrisponde al produttore un prezzo per ogni kWh ritirato. Ma è importante ricordare che, non essendo esattamente un incentivo, è possibile sommare il “ritiro dedicato” ai Certificati Verdi e al Conto Energia (fotovoltaico).
Successivamente, dal primo gennaio 2009, fu introdotto il nuovo regime di Scambio sul Posto.
Applicabile agli impianti di potenza fino a 200 kW. Sia da fonti rinnovabili che in cogenerazione ad alto rendimento. Con lo “Scambio sul Posto” è possibile immettere in rete l’energia prodotta, ma non immediatamente consumata.
Anche oggi “posso produrre e vendere energia elettrica?” Certo.
Produrre e vendere energia elettrica per ARERA
Con la Delibera 109/2021 entra in vigore la nuova disciplina che regola i prelievi di energia elettrica destinata ad una successiva re-immissione in rete.
La delibera 109/2021/R/eel, definita dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) ha introdotto nuove modalità di erogazione del servizio.
Il servizio riguarda: trasmissione, distribuzione e dispacciamento nel caso dell’energia elettrica prelevata. Tanto per i consumi relativi ai servizi ausiliari di generazione, quanto per l’energia successivamente re-immessa in rete dai sistemi di accumulo.
La delibera prevede che, su richiesta del soggetto produttore (in “connessione” ai sensi del TICA), i prelievi di energia elettrica destinata ad una successiva re-immissione in rete, vengano trattati come energia elettrica immessa negativa.
Proprio ai fini dell’accesso ai servizi di trasporto, distribuzione e dispacciamento. A decorrere dal 1° gennaio 2022.
Arera ha informato, inoltre, che la tempistica definita per la presentazione delle istanze (31.07.2021) è stata rivista. Prevedendo una nuova scadenza.
Qual è il primo passo per chi si chiede: “posso produrre e vendere energia elettrica”?
L’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico ha stabilito con il TICA che ogni produttore di energia, per connettersi alla rete di distribuzione, deve inviare la sua richiesta al distributore competente.
In genere, sul sito internet del “distributore” è possibile trovare una sezione dedicata ai Produttori, che consente di informarsi, inviare la richiesta e seguire l’iter. Magari scambiando online tutta la documentazione necessaria. Molto dipende anche dalle tipologie di impianti. La domanda di connessione potrebbe addirittura seguire un iter semplificato.
Informazioni più specifiche sul regime di:
- immissione dell’energia
- scambio sul posto
- incentivazione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili
…sono disponibili nel sito del GSE SpA (Gestore Servizi Energetici).
Misurare l’energia elettrica
Chi si chiede: “posso produrre e vendere energia elettrica”? Spesso fa seguire un’altra domanda…come funziona il servizio di misura dell’energia elettrica immessa e/o prelevata?
La misurazione si riferisce sicuramente ad alcune attività:
- installazione e manutenzione dei misuratori;
- raccolta delle misure dell’energia elettrica immessa e/o prelevata;
- validazione, registrazione e messa a disposizione delle misure dell’energia elettrica.
Le normative di riferimento per la misurazione sono nell’allegato B della delibera AEEGSI n. 654/15 (oggi ARERA) e s.m.i e nell’allegato A della delibera AEEGSI n. 88/07 e s.m.i.
È prevista, in genere, una fatturazione periodica per il servizio di misurazione. E nell’allegato B AEEGSI n. 654/15 sono presenti le tabelle tariffarie.
Chi è alle prese con la questione “posso produrre e vendere energia elettrica?” è sempre in una situazione abbastanza delicata. La burocrazia, in Italia soprattutto, prevede percorsi (abbastanza) ardui da intraprendere. Bisogna innanzitutto riferirsi alla “guida” dell’ente distributore. Che possa spiegare con semplicità e chiarezza tutto ciò che c’è da sapere sulla connessione alla rete.
Ma questo deve essere in conformità alle Deliberazioni dell’AEEGSI (oggi ARERA) e alle norme CEI di riferimento. È così che in genere vengono definite le modalità e le condizioni contrattuali, nonché gli standard tecnici di riferimento e le regole tecniche adottate.
Molti, alla “mera” vendita alla rete di energia autoprodotta, preferiscono l’autoconsumo di elettricità auto-generata dal proprio impianto.
Perché considerano le condizioni di mercato per la cessione in rete, meno remunerative del risparmio che si può ottenere attraverso l’autoconsumo istantaneo.
Si tratta soprattutto dei “piccoli” produttori che dando un’occhiata alle oscillazioni del prezzo di mercato dell’energia, lo hanno considerato poco favorevole.
Secondo loro, per ottenere dalla vendita una remunerazione ottimale, l’energia dovrebbe provenire da impianti molto grandi che riescono ad abbattere i costi di installazione ed ammortizzare i costi di gestione.
Non c’è dubbio comunque sul fatto che (per esempio) un impianto fotovoltaico sia un ottimo investimento. Molto interessante per chi lo utilizza in autoconsumo.