Produzione energia elettrica bruciando legna: è una scelta ecologica?

Una scelta si può definire ecologica se viene effettuata pensando all’ambiente e alle persone. Quindi produrre energia elettrica bruciando legna non è sempre la cosa migliore da fare. Tuttavia molto dipende dallo stile di vita e dal contesto.

Per la prima volta nella storia dell’umanità, la quantità di persone che vivono nelle aree urbane è cresciuta in maniera esponenziale. Il numero dei “cittadini” supera di gran lunga quello delle persone che vivono nelle zone rurali.

Questo è accaduto per varie ragioni e fa riflettere.

In molti si chiedono se la concentrazione di esseri viventi nelle città sia realmente un bene, considerando che queste sono fondamentalmente aree improduttive. Sia dal punto di vista del cibo che per l’energia, le città consumano risorse e producono inquinamento e rifiuti in grande quantità.

Per questo sembra il momento adatto per ripensare alle campagne e ai grandi vantaggi che offrono. Se non altro in termini di autosufficienza.

Per chi sta progettando di produrre energia elettrica bruciando legna, non si può fare altro che pensare alla campagna. Dove, tra l’altro, spesso ci si trova in zone in cui non arriva il metano.

A quel punto, con la giusta tecnologia è possibile produrre energia elettrica bruciando legna di quasi qualsiasi tipo, allo stato naturale.

Per chi desidera comportarsi in maniera ecologica, in campagna è possibile utilizzare residui forestali, residui dal taglio del legno, oppure scarti provenienti, per esempio, dalle cassette di legno rotte.

La legna si può utilizzare per il riscaldamento oltre che per l’elettricità.

Quella a ciocchi è sicuramente il combustibile più semplice da reperire anche se non il più economico. Ma bisogna ricordare che la gestione di questa biomassa comporta lavoro, infatti si dice che “la legna scalda due volte”: mentre la si taglia e quando brucia.

Come produrre energia bruciando la legna?

È possibile scaldarsi con la legna scegliendo tra varie soluzioni: termocamino e stufe, a fiamma naturale o a gassificazione, per citarne alcune.

Solitamente nel termocamino si può bruciare solo legna da ardere, come quercia, carpino, o leccio. Nelle stufe, invece, si può bruciare anche legna meno adatta al camino, come castagno, rovere o bancali in pino. Questa è molto più economica perché proveniente da scarti di lavorazione.

Una possibilità campagnola è quella della termocucina, che oltre a scaldare eventuali radiatori, può essere utilizzata per la cottura ecologica ed efficiente dei cibi. In estate, però, sarà difficile poterla utilizzare.

Un’ulteriore alternativa alla legna a ciocchi è il cippato di legna. Un ottimo combustibile soprattutto se, ad esempio, viene prodotto dalla propria azienda di campagna, come sottoprodotto di lavorazioni agricole, come le potature degli ulivi.

Se il legno deve essere cippato appositamente per la caldaia, invece, nel bilancio energetico bisogna considerare questa procedura e  anche eventuali problemi di stoccaggio del materiale verde, che può dare problemi causati dalla fermentazione.

Infine, chi opta per il termocamino, deve tenere a mente la possibilità di inserire un accumulo termico inerziale di appropriate dimensioni. Per mantenere i termosifoni in temperatura senza doversi trasformare in fuochisti.

Generare energia grazie alla legna in città

In città, produrre energia elettrica bruciando legna non è una possibilità ad impatto Zero. Neppure nel caso in cui vengano utilizzati gli scarti provenienti dalla raccolta del verde pubblico.

Da ricordare che in alcune città italiane è vietato persino l’uso di stufe a pellet. Quei cilindretti di legno pressato, prodotti a partire da residui lavorati.

Quando parliamo di produrre energia, in qualsiasi luogo, il primo punto da analizzare prima di ogni altra possibilità è quello che riguarda la riduzione dell’esigenza.

In quest’epoca di transizione energetica, l’efficientamento è la risposta. Anche perché costa 4 o 5 volte meno della produzione.

Una volta individuate le reali necessità energetiche e attuate tutte le azioni per ridurne l’uso, bisogna fare un’analisi del sito.

In una casa di città, produrre energia elettrica bruciando legna diventerà impensabile.

Tra le prime scelte per la produzione di acqua calda sanitaria, non può che esserci quella del solare termico.

Avendo cura di pensare che per ottimizzarne la produzione sia in estate che in inverno, i collettori solari dovranno essere rivolti a Sud e inclinati di almeno circa 45°. Inclinazione che di norma non corrisponde a quella media dei tetti. Bisognerà quindi pensare a collettori piani.

Anche per il riscaldamento sarebbe opportuno analizzare l’area e verificare quale combustibile sia più facilmente reperibile in zona.

Non bisogna assolutamente orientarsi verso scelte “affascinanti”, ma che nel concreto creeranno dipendenze dannose. Per questo è importante analizzare tutti gli aspetti e gli effetti di ogni scelta.

Produrre energia elettrica bruciando legna, sembrerebbe una scelta così “naturale” …e invece!

Produrre energia elettrica bruciando legna senza inquinare

C’è chi è riuscito a rendere la propria abitazione cittadina energicamente indipendente, dal punto di vista elettrico e termico.

Piergiorgio e Fabio Pellegrini, all’inizio del 2014 hanno deciso di fondare “Kira Technology”.

Start-up innovativa che ha l’obiettivo di produrre energia ad alto rendimento tramite una macchina che sostituisce la caldaia. In questo modo si rende la casa indipendente e si risparmia sulle spese.

Una macchina che, partendo da una “biomassa” (materiale organico secco come il pellet o il legno) è in grado di generare corrente e acqua calda senza creare danni all’ambiente. Utilizzando il motore Stirling che esiste fin dal 1816.

Allora esiste un modo per produrre energia elettrica bruciando legna senza inquinare?

Sì. Grazie ad un lungo processo in cui ingegno e passione si sono fusi.

La difficoltà principale di questa soluzione è la necessità di avere un locale apposito che negli appartamenti in città non tutti hanno.

E’ stato anche ideato un sistema per far sì che nei condomini ci sia un unico locale a servizio di tutti gli appartamenti.

Quindi l’unico “tallone d’Achille” resta il costo, da ammortizzare nel tempo.

Come funziona?

C’è il micro-generatore che prende il posto della caldaia e c’è un serbatoio di accumulo per l’acqua e uno per l’energia elettrica. Per questo necessita di un locale apposito.

La biomassa viene gassificata tramite un reattore pirolitico che, con un’elevata temperatura e un ridotto apporto di ossigeno, permette di estrarre il “syngas”, un gas combustibile.

Questo fornisce energia termica per il funzionamento del motore, che converte il calore in energia elettrica.

Dal raffreddamento del motore e dai fumi di combustione del syngas deriva l’energia termica di recupero.

L’energia elettrica e quella termica possono essere accumulate per rendere più flessibile il loro utilizzo.

Dal punto di vista ecologico, il micro-generatore presenta grossi vantaggi.

La start up è riuscita a minimizzare i danni ambientali grazie a un sistema con impatto zero sulle emissioni di anidride carbonica, che utilizza fonti energetiche rinnovabili e con prodotti di scarto che possono essere utilizzati in agricoltura, per migliorare la stabilità del terreno.

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